lunedì 29 ottobre 2018

“Attraverso il mio personaggio ho vinto le insicurezze”


Sulla copertina del n° 41/2018 della rivista “Io Donna” c’è l’attrice Emilia Clarke che nella serie “Il Trono di spade” veste i panni di Daenerys Targaryen, Madre dei Draghi e Signora dei Sette Regni. Chiedo venia, non l’ho mai guardato, ma le sue parole le ho catturate… o mi hanno catturato.

“Attraverso il mio personaggio ho vinto le insicurezze”

Mi è partita la mano a recuperare dalla borsa blocco e penna. Il giornale l’ho chiuso per non farmi influenzare, ci tornerò dopo.

Mi collego a quanto scritto nell’articolo postato lunedì 22 ottobre: la scrittura mi permette di bypassare situazioni ostiche lasciandomi ritirare, almeno per qualche ora, in un mondo creato da me. Le parole della Clarke mi regalano lo stesso sapore, hanno la medesima valenza, sia per un’attrice sia per un’autrice.
Talvolta, durante le presentazioni dei miei libri, mi chiedono quanto c’è di me in ciò che scrivo. Senza dubbio sono più presente in Sguardo di Donna sia come protagonista sia come spettatrice. Per il resto la mia risposta è: Ni. I lavori precedenti non sono autobiografici, ma è evidente che emozioni e sentimenti vengono filtrati da me, almeno fino a un certo punto. Poi ci sono presenze, nei libri, che si muovono, operano e parlano in un modo diverso dal mio e questo va a riempire le pagine, anche se il punto di partenza sono comunque io. Un contesto viene colto attraverso i miei occhi, se non trovo un riscontro dentro di me, mi faccio da parte e lascio libero il campo a Monica, Francesca, Giuliano, Roberta, Caterina, Pietro, Manon etc. Oppure posso “costruire” un personaggio fittizio, tagliargli addosso i miei panni quindi regalargli la libertà – e la conseguente responsabilità – di districare una situazione. Questo accade quando esco da quello che ho chiamato “periodo del mio potere”. Possono arrivare soluzioni interessanti. Inoltre alla fine si ha comunque un racconto pronto per … decidete voi la sorte del vostro lavoro.

Adesso vado a leggere l’articolo. Forse

lunedì 22 ottobre 2018

Fiamme di un dolore antico


Sono seduta a un tavolino del Caffè Bardolino, con davanti un cappuccino rigorosamente cosparso di polvere di cacao – la chiamo la mia coccola – e un libro in mano. Ho deciso di prendermi una pausa e di non scrivere. Questa domenica mattina la voglio utilizzare per rilassarmi quindi ho lasciato l’astuccio a casa.

Così ho dovuto chiedere una penna alla cameriera! Sì, perché a un certo punto della pagina che sto leggendo ecco, in una frase anche abbastanza lunga, cinque parole che catturano la mia attenzione: …fiamme di un dolore antico.

Parole magnifiche, straordinarie (Il libro è “Aspettami fino all’ultima pagina” di Sofìa Rhei) che mi entrano dentro e mi catturano. E mi portano a riflettere collegandomi alle pieghe della mia interiorità per scandagliare, indagare. E queste attività le faccio regolarmente, da anni. Forse troppo regolarmente. E l’autrice ha ragione nel rimarcare che si tratta di un dolore antico. In realtà lo sto dicendo io nel senso che non è quello il contesto della trama, ma di dolore antico so qualcosa: è quando ti trovi a ricollegarti con un pensiero che fa ancora sanguinare la tua anima nonostante sia trascorso tanto tempo. Mi sono fermata, ho chiuso il libro e mi sono chiesta che cosa mi può aiutare a lenire quel dolore antico. Che cosa può soffocare le fiamme che bruciano? Per me è la scrittura e in secondo luogo la lettura. Ho sempre usato la scrittura per superare momenti difficili, immergendomi in racconti o romanzi che mi aiutano a bypassare le emozioni forti che pesano addosso come una corazza che posso togliere e lasciare di lato mentre vivo un’emozione diversa data appunto dal mio lavoro di scrittrice. “Fiamme di un dolore antico” mi ha riportato davanti, come un riflesso in uno specchio dorato, l’importanza che ha per me la scrittura. Chissà, magari userò queste parole come titolo per un racconto breve, ma lo potete fare anche voi. 
Mi piacerebbe leggerli.
A presto

lunedì 15 ottobre 2018

Esercizio di scrittura


Vi offro una fotografia, ma poiché non voglio usare persone conosciute, metto la copertina del mio libro togliendo titolo e casa editrice.

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lunedì 8 ottobre 2018

Il mio potere


Nell’articolo “Dove faccio ricerche”, pubblicato il 1° ottobre, nomino un periodo, nella stesura di un romanzo, che chiamo del mio potere. È l’intervallo fra l’incipit e il momento delle ricerche, anche se la sua durata è variabile.

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NB!


Ho scoperto, grazie a un’amica, che non tutti lasciano un commento perché bisogna avere l’account con Google. Inoltre i commenti lasciati scompaiono subito. Ho già chiesto informazioni al gruppo di supporto. Nel frattempo usate il modulo per i contatti che trovate a fine home page. Quello funziona! Aspetto commenti, idee, suggerimenti.
Grazie
Morena

lunedì 1 ottobre 2018

Dove faccio ricerche


Entro in una biblioteca e il mio cuore accelera. Davanti a me, su scaffali più o meno alti, si dispiega il sapere.

Quando lavoro a un libro, parto con le ricerche? No. Non programmo un periodo di ricerche prima di costruire la storia. Non abbozzo la trama né costruisco i personaggi. Questo viene dopo. Almeno per me. Io inizio con la scrittura. Mi siedo e scrivo. Poi, però, arriva il momento delle ricerche. Fra l’inizio e questo momento c’è il periodo che chiamo del mio potere (del quale parlerò prossimamente). Decido io. Comando io. Gestisco io trama, ambiente e personaggi. Dopo il mio potere si dissolve.

Ritorno alle ricerche.

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