Sulla copertina del n° 41/2018
della rivista “Io Donna” c’è l’attrice Emilia
Clarke che nella serie “Il Trono di spade” veste i panni di Daenerys Targaryen, Madre dei Draghi e
Signora dei Sette Regni. Chiedo venia, non l’ho mai guardato, ma le sue parole le
ho catturate… o mi hanno catturato.
“Attraverso il mio personaggio ho vinto le
insicurezze”
Mi è partita la mano a
recuperare dalla borsa blocco e penna. Il giornale l’ho chiuso per non farmi
influenzare, ci tornerò dopo.
Mi collego a quanto
scritto nell’articolo postato lunedì 22 ottobre: la scrittura mi permette di
bypassare situazioni ostiche lasciandomi ritirare, almeno per qualche ora, in
un mondo creato da me. Le parole della Clarke mi regalano lo stesso sapore,
hanno la medesima valenza, sia per un’attrice sia per un’autrice.
Talvolta, durante le
presentazioni dei miei libri, mi chiedono quanto c’è di me in ciò che scrivo.
Senza dubbio sono più presente in Sguardo di Donna sia come protagonista sia
come spettatrice. Per il resto la mia risposta è: Ni. I lavori precedenti non
sono autobiografici, ma è evidente che emozioni e sentimenti vengono filtrati
da me, almeno fino a un certo punto. Poi ci sono presenze, nei libri, che si
muovono, operano e parlano in un modo diverso dal mio e questo va a riempire le
pagine, anche se il punto di partenza sono comunque io. Un contesto viene colto
attraverso i miei occhi, se non trovo un riscontro dentro di me, mi faccio da
parte e lascio libero il campo a Monica, Francesca, Giuliano, Roberta,
Caterina, Pietro, Manon etc. Oppure posso “costruire” un personaggio fittizio,
tagliargli addosso i miei panni quindi regalargli la libertà – e la conseguente
responsabilità – di districare una situazione. Questo accade quando esco da
quello che ho chiamato “periodo del mio potere”. Possono arrivare soluzioni
interessanti. Inoltre alla fine si ha comunque un racconto pronto per …
decidete voi la sorte del vostro lavoro.
Adesso vado a leggere
l’articolo. Forse