lunedì 22 ottobre 2018

Fiamme di un dolore antico


Sono seduta a un tavolino del Caffè Bardolino, con davanti un cappuccino rigorosamente cosparso di polvere di cacao – la chiamo la mia coccola – e un libro in mano. Ho deciso di prendermi una pausa e di non scrivere. Questa domenica mattina la voglio utilizzare per rilassarmi quindi ho lasciato l’astuccio a casa.

Così ho dovuto chiedere una penna alla cameriera! Sì, perché a un certo punto della pagina che sto leggendo ecco, in una frase anche abbastanza lunga, cinque parole che catturano la mia attenzione: …fiamme di un dolore antico.

Parole magnifiche, straordinarie (Il libro è “Aspettami fino all’ultima pagina” di Sofìa Rhei) che mi entrano dentro e mi catturano. E mi portano a riflettere collegandomi alle pieghe della mia interiorità per scandagliare, indagare. E queste attività le faccio regolarmente, da anni. Forse troppo regolarmente. E l’autrice ha ragione nel rimarcare che si tratta di un dolore antico. In realtà lo sto dicendo io nel senso che non è quello il contesto della trama, ma di dolore antico so qualcosa: è quando ti trovi a ricollegarti con un pensiero che fa ancora sanguinare la tua anima nonostante sia trascorso tanto tempo. Mi sono fermata, ho chiuso il libro e mi sono chiesta che cosa mi può aiutare a lenire quel dolore antico. Che cosa può soffocare le fiamme che bruciano? Per me è la scrittura e in secondo luogo la lettura. Ho sempre usato la scrittura per superare momenti difficili, immergendomi in racconti o romanzi che mi aiutano a bypassare le emozioni forti che pesano addosso come una corazza che posso togliere e lasciare di lato mentre vivo un’emozione diversa data appunto dal mio lavoro di scrittrice. “Fiamme di un dolore antico” mi ha riportato davanti, come un riflesso in uno specchio dorato, l’importanza che ha per me la scrittura. Chissà, magari userò queste parole come titolo per un racconto breve, ma lo potete fare anche voi. 
Mi piacerebbe leggerli.
A presto

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