Ho trascorso due giorni in Alto Adige, in un hotel con reparto wellness.
Entro nell’idromassaggio e capto le voci di due abitanti del regno delle bolle.
Mi siedo e… silenzio. Ho interrotto qualcosa? No, le due amiche mi rassicurano
all’istante. Ottimo, ma…ma a costo di passare per impicciona, io non ho
“catturato” nulla. Nessuna frase, nessuna parola carica di pathos o quantomeno
interessante, o intrigante.
A cena, due donne nel tavolo vicino al mio – non le stesse del pomeriggio
– parlano di una conoscenza comune alquanto tediosa, a quanto ho potuto capire.
Io e la sala intera, se è per questo. A un tratto ecco le parole “Certo, ma
quando inizia con i ricordi è come entrare in un labirinto”. Arraffo il
taccuino e la mini penna (ok, sì, lo ammetto, anche a cena e in vacanza!
Scusate, ma non ricordate Natalie Goldberg nel suo “Lo scrittore vive due
volte”?), annoto tutto e poi elaboro. Ecco!
“Il
labirinto dei ricordi”
Ottimo titolo per un racconto!
Andare a caccia, per me, significa catturare, in circostanze diverse e
inaspettate, il sussurro delle parole che con la loro forza riescono a vivere
anche fuori dal contesto in cui sono nate regalando a chi le incontra il
proprio valore.
Inoltre, se faccio un collegamento
con l’articolo “Oltre”, non posso fare altro che ringraziare per questo
bottino. L’Universo? Il cielo? Un’entità spirituale o religiosa? Bo!, fate pure
voi, a ognuno la sua interpretazione.
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