lunedì 14 maggio 2018

"Evoco"


Forse questo termine potrebbe spaventare e far pensare a scene di streghe e stregoni che volteggiano per richiamare presenze misteriose e malefiche da un mondo sconosciuto e terrificante.

No! Non intendo questo quando uso il termine “evoco”, ma un processo di recupero. Sì, credo si possa definire così.

Dentro di noi abbiamo un mondo magnifico che danza sulle note della nostra interiorità e di una musica che proviene dalla nostra origine. Non voglio dilungarmi su questo, anche se ci sarebbe da scrivere un poema finendo per dipingere dei nastri di Luce che ci accompagnano fin dalla nascita collegandoci a…(ognuno inserisca la propria convinzione).

Ritorniamo al “mondo magnifico”!
Quando inizio a scrivere un racconto o un romanzo, il lavoro viene preceduto da ricerche e stesura schede dei personaggi, ma dopo, quando la strada è imboccata, che cosa devo scrivere? O, per essere più chiari, come procedo con la storia? Non lo so. Mai.

Mi siedo alla tastiera o davanti a un foglio di carta, specialmente in certi luoghi particolarmente interessanti (e di questo parlerò prossimamente), con questo metodo: respiro, preparo l’occorrente, rileggo l’ultimo pezzo e aspetto. Sì, di collegarmi al serbatoio interno di idee e frasi straordinarie. Ed ecco, ogni volta, il miracolo. Tutto fluisce in modo spontaneo e questo è ciò che io definisco “evocazione”. C’è già tutto dentro di me, devo soltanto recuperarlo.






Ma, io, ho dentro tanto? E soprattutto, è infinito? Da parte mia c'è un contributo: arricchisco quel mondo interiore affinché l’immaginazione abbia terreno fertile a cui attingere. Leggo, viaggio, mi tuffo nelle riviste di arredamento, visito musei e mostre d’arte.

Per finire mi chiedo, e chiedo a voi, si raccoglie anche dall’inconscio collettivo di Jung, dove risiedono le conoscenze universali?

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