lunedì 24 settembre 2018

Pordenone legge


Pordenone legge. Io guardo.
Scorro i titoli e viaggio. Dentro di me e fuori, nel mondo. Ogni dorso mi viene incontro, vuole farsi vedere, conoscere, acquistare. Spesso mi sento stretta in un abbraccio che talvolta mi stritola a causa della mia incapacità di considerare ogni cosa, ogni argomento, ogni branca del sapere.

Copertine che ammiccano, che cercano di far rallentare lo sguardo. Le accarezzo, bevo e mangio i titoli, li assorbo. Fra mille pensieri che si rincorrono si insinua un esercizio che ho trovato ne “L’arte della magia” di Phyllis Curott mentre lo consultavo per il mio nuovo libro. Nel capitolo sulla divinazione si trova “L’angelo della biblioteca” ovvero come avere risposte consultando i titoli dei libri e lasciandosi guidare dall’istinto. Così passeggio e butto l’occhio su alcuni titoli ignorandone altri: La parola magica, Lascia dire alle ombre, Notte di stelle, A casa di Jane Austen, La stanza delle meraviglie. Confinano, al loro interno, argomenti che da sempre mi affascinano: scrittura, magia, energia in tutte le ramificazioni che può prendere, supportare, sopportare. Alla fine ho acquistato. Il piacere della lettura di Proust. Ricordi, sogni, riflessioni di Jung. La vita di Irène Némirovsky di Philipponnat e Lienhardt. Le consolazioni della filosofia e L’arte di viaggiare di De Botton.

Inseriti tutti in una borsa, ho vagliato l’ampia offerta di incontri con autori e ho scelto. Mi sono avvicinata al tendone per l’immancabile fila, ho ascoltato (per correttezza, per come è andata a finire, non scrivo il nome dei relatori) e dopo dieci minuti ho decretato: “Basta!” Mi sono sentita in overdose, da tutti i tipi di informazione, dai giornali alla televisione. Adesso ho bisogno di decelerare: leggo libri che mi fanno rilassare (forse questo pensiero avrebbe dovuto arrivare prima dei miei acquisiti?) e scrivo, perché, per me, è giunto il momento di buttar fuori tutto ciò che ho incorporato in anni di studio.

Quindi ecco l’articolo

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